Dal sogno all'azione: Japnit Ahuja

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Articolo   |  Tempo di lettura: 5 minuti

Dal sogno all'azione. La realtà che ha costruito: Japnit Ahuja

Immagine di copertina di Japnit Ahuja

Dalla programmazione di siti web come hobby al lancio di Go Girl, alla guida di una startup di intelligenza artificiale, Japnit ha convertito i primi ostacoli in elementi propulsori per il cambiamento. La sua storia dimostra che passione, perseveranza e determinazione possono trasformare il panorama tecnologico e sostenere la prossima generazione di ragazze nelle discipline STEM.

Il potere dell'incoraggiamento iniziale

Sin dall'infanzia, il padre di Japnit ha avuto un ruolo fondamentale nel suo percorso STEM. Incoraggiandola ad occuparsi di tecnologia, ha silenziosamente sfidato alcune aspettative culturalmente radicate. In una comunità dove le ragazze raramente venivano invitate a intraprendere carriere nelle discipline STEM, l'ha autorizzata a sognare al di là delle tradizionali norme di genere.

Ritratto di Japnit Ahuja

D: Quando hai iniziato a interessarti alle discipline STEM?

Quando avevo undici anni, mio padre mi mostrò il codice sorgente di Facebook. Quel giorno, mi resi conto di due fatti che cambiarono la mia vita. In primis, rimasi stupita di scoprire che delle linee di codice rosse e blu potevano estendersi attraverso l'Oceano Pacifico e collegarmi a mia zia dall'altra parte del mondo. Poi, capii che la tecnologia non si limitava a schermi e app; era un linguaggio che poteva plasmare le mie idee.

D: Hai mai considerato o intrapreso un percorso diverso al di fuori delle discipline STEM? Se sì, che cosa ti ha riportato indietro?

Sì, tante volte. Il fatto di essere l'unica ragazza nel mio club informatico spesso mi faceva sentire fuori posto e, senza un modello da seguire che mi assomigliasse, dubitavo di appartenere davvero al mondo della tecnologia. Esprimevo raramente la mia opinione, temendo di essere ignorata. Il club informatico avrebbe dovuto aprirmi un mare di opportunità, ma molte erano fuori portata. Vivere a Delhi significava che non potevo viaggiare da sola e, a differenza dei miei coetanei maschi, non mi era facile partecipare a hackathon serali, eventi notturni o competizioni fuori dal campus. I pochi eventi a cui sono riuscita a partecipare mi hanno fatto sentire come un'estranea, con l'aspettativa sottintesa che non sarei stata all'altezza.

Ho esplorato altre discipline STEM, come la biologia. Ma ciò che mi ha sempre fatto tornare sui miei passi era la mia passione per la creazione.

"La programmazione mi ha dato la libertà. Non avevo bisogno di aspettare l'università o di ricevere un permesso; potevo creare qualsiasi cosa immaginassi, alle mie condizioni."

Il sogno diventa realtà

Quando l'insegnante le ha chiesto quale fosse il suo sogno, la Japnit quattordicenne ha scritto: “Voglio diventare un'ingegnera software e ispirare altre ragazze a entrare nel mondo dell'informatica”. Due anni dopo, ha avviato Go Girl, un'iniziativa volta a garantire che altre ragazze non si sentissero invisibili o escluse come era successo a lei.

Japnit quattordicenne

2 anni prima di fondare Go Girl

"Vorrei diventare una straordinaria ingegnera software e ispirare altre ragazze a entrare nel settore dell'informatica per avere un uguale numero di ragazzi e ragazze nel mondo della tecnologia."

D: Dove hai acquisito le tue competenze tecniche?

Ho imparato la maggior parte delle mie competenze tecniche online. Mi svegliavo molto presto prima di scuola solo per guardare tutorial e video. La cosa che preferivo della tecnologia era l'apertura della conoscenza; tutto ciò che dovevo imparare era disponibile online e tutto ciò di cui avevo davvero bisogno era un laptop e la voglia di sapere.

D: Raccontaci il percorso di creazione di Go Girl

Al liceo, ero spesso l'unica ragazza nei club informatici o nelle competizioni. A volte venivo reclutata solo per rendere il gruppo più "variegato", il che mi faceva chiedere se mi fossi meritata il mio posto, nonostante avessi superato ogni colloquio e ogni sfida di programmazione. Vedevo delle opportunità attorno a me, ma spesso avevo l'impressione che non fossero fatte per me.

Al college, questa sensazione è rimasta. Entrando in aule a predominanza maschile, portavo il peso degli stereotipi e l'aspettativa sottaciuta di non essere all'altezza.

Fondare Go Girl ha rivoluzionato il mio senso di appartenenza. Anziché aspettare di essere inclusa, ho creato uno spazio in cui altre ragazze potessero sentirsi viste, apprezzate e autorizzate. Oggi, attraverso Go Girl, sto lavorando per colmare il divario nell'accesso, nella rappresentanza e nelle opportunità per le ragazze nelle discipline STEM. La mia missione personale è ora diventata un'organizzazione con oltre 100 volontari che ispirano più di 2000 giovani donne attraverso l'istruzione e il mentoring. Allo stesso tempo, sto creando la mia startup di intelligenza artificiale, dove non solo creo tecnologia ma rivendico anche il mio posto nella realizzazione del suo futuro.

Japnit Ahuja con il team.

D: Quali consigli puoi dare alle ragazze che oggi studiano per lavorare nelle discipline STEM?

"Tutte voi avete un posto. Non aspettate che vi diano il permesso di occupare uno spazio o di farvi sentire; approfittate delle opportunità, cercate mentori e costruite la vostra comunità se l'ambiente non vi include completamente."

Collegati con Japnit su LinkedIn e Instagram. Per ulteriori informazioni su Go Girl, visita il sito web.

Women Who Master accende i riflettori sulle donne che hanno dato un contributo eccezionale alle discipline STEM. L'obiettivo della serie è celebrare tali contributi, ispirare le future leader e contribuire a colmare il divario di genere nella tecnologia.

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